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mercoledì 18 agosto 2010

Identikit riformisti

La possibile candidatura di Umberto Ranieri a sindaco di Napoli, alla guida di una alleanza larga di centro – sinistra, è una buona notizia. Ranieri incarna una lunga storia riformista nella componente migliorista del Pci, a fianco di Napolitano, Macaluso, Chiaromonte. Un drappello di dirigenti che negli anni della grande slavina di tangentopoli hanno tenuto aperto il dialogo con il mondo socialista, contrastando le derive populiste e lavorando per una ricomposizione unitaria del riformismo italiano. Ranieri lo ha fatto credendo nella scommessa del partito democratico. In tempi di bassolinismo trionfante, fu tra i pochi ad opporsi denunciando i limiti di quell'esperienza di governo, nonostante la rappresentazione che ne veniva data. La Nuova alleanza per Napoli, il cartello a sostegno della candidatura, ne sosterrebbe la candidatura alle primarie di coalizione che, dopo il passo indietro di De Magistris, sarebbero in discesa. Di là della vicenda napoletana e dei suoi esiti, ci interessa sottolineare come la partita per le prossime amministrative si possa giocare per il PD sul terreno di una solida proposta di governo, più che su quello identitario. Il contrario di ciò che è accaduto alle recenti regionali con candidature di forte impatto simbolico, come quella di Emma Bonino. L'errore non era nella qualità del candidato, quanto nell'improvvisazione del progetto di governo e nel suo scarso radicamento. Un problema, quello del radicamento, che ha radici antiche. Esemplari, da questo punto di vista, i flop in termini di voti di alcuni assessori uscenti dell'ex giunta Marrazzo. Una forte identità politica, candidati legati al territorio, un programma fornito di pochi, chiari punti possono rappresentare, in molte realtà locali, la carta vincente assegnando al PD quel ruolo di polo di attrazione dei riformisti per il quale è nato. Candidature che riescano ad invertire il processo di disgregazione del blocco sociale e dirigente di centro – sinistra che in Campania è risultato decisivo nella vittoria di Caldoro.
Nel caso romano, un'operazione del genere potrebbe avere il volto di Nicola Zingaretti, candidato in pectore per il Campidoglio. A patto, tuttavia, che si allontani dalle vaghezze tipiche del birignao veltroniano e sappia sostenere posizioni non gradite alle solite lobbies capitoline (mattone, commercio, tassisti). Anche a costo di mettere a rischio alleanze vantaggiose (Casini e terzopolisti vari). Le occasioni non mancheranno. Dalla liberalizzazione dei servizi pubblici locali prevista dal decreto Ronchi (acqua, trasporti, rifiuti), alla mobilità, alla rivoluzione amministrativa nel senso del decentramento conseguente alla nascita della Provincia metropolitana, all'avvio di progetti di green economy già attuati in tante città europee. Esiste un'ampia documentazione su queste esperienze, è auspicabile che divengano un tema delle prossime campagne elettorali comunali. Ma per farlo occorre costruire con pazienza le candidature allargando il più possibile la coalizione e radicare la proposta politico – amministrativa che ne è espressione. Ricominciare dalla vecchia, cara politica senza inseguire colpi ad effetto. Ranieri a Napoli, la prossima primavera, può aprire la strada.
p.a.