Il 5 novembre 2008, Barack Obama era eletto alla Casa Bianca. Riportiamo integralmente il discorso di insediamento. Se a pochi giorni dalle elezioni di mid term che lo manderanno in minoranza anche al Senato, possiamo affermare che la sua è stata una presidenza deludente. La causa non sta nei suoi, pur innegabili, errori in politica estera o nell'implementazione della riforma sanitaria. E' il sistema costituzionale americano che non funziona più da molti anni. Almeno dalla rivoluzione reaganiana che ha trasformato il Partito repubblicano in un partito estremista. Da allora l'equilibrio dei poteri fondato fondato su presidenzialismo e federalismo produce immobilismo e presidenze mediocri.
Vice presidente Biden, signor giudice capo, membri del congresso degli Stati Uniti, distinti ospiti, concittadini.
Ogni volta che ci riuniamo per investire un presidente, testimoniamo
la forza duratura della nostra Costituzione. Noi affermiamo la promessa
della nostra democrazia. Noi ricordiamo che ciò che tiene unita questa
nazione non è il colore della nostra pelle o i principi della nostra
fede o le origini dei nostri nomi. Ciò che ci rende eccezionali – ciò
che ci rende americani – è il nostro legame con un’idea, articolata in
una dichiarazione fatta più di due secoli fa:
“Noi riteniamo queste verità evidenti, che tutti gli uomini sono
stati creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro creatore di
inalienabili diritti: questi sono la vita, la libertà e la ricerca della
felicità”
Oggi noi continuiamo un viaggio senza fine, per collegare il
significato di quelle parole con le realtà del nostro tempo. La storia
ci insegna che se da un lato queste verità possono essere evidenti,
dall’altro non sono mai state messe in pratica. Mentre la libertà è un
dono di Dio, essa va protetta dalle Sue persone qui sulla Terra. I
patrioti del 1776 non hanno combattuto per rimpiazzare la tirannia di un
re con privilegi per pochi o con l’anarchia. Loro ci diedero una
Repubblica, un governo fatto da e per le persone, incaricando ogni
generazione di tenere fede al nostro credo fondante.
Per più di duecento anni, noi l’abbiamo fatto.
Attraverso il sangue versato dalla frusta e quello versato dalla
spada, noi abbiamo imparato che nessuna unione fondata sui principi di
libertà ed uguaglianza può sopravvivere semi-schiava e semi-libera. Noi
siamo pronti di nuovo ad andare avanti insieme.
Insieme, abbiamo determinato che una moderna economia richiede
ferrovie ed autostrade per velocizzare i viaggi ed il commercio; scuole
ed università per istruire i nostri futuri lavoratori.
Insieme, abbiamo capito che un libero mercato è prospero quando ci
sono delle regole che assicurino la competizione ed il fair-play.
Insieme, abbiamo capito che una grande nazione deve fare attenzione
alle vulnerabilità, e proteggere i suoi cittadini dai peggiori pericoli e
le sventure della vita.
Dopo tutto ciò, noi non abbiamo mai abbandonato lo scetticismo
sull’autorità centrale, né mai abbiamo ceduto alla finzione che tutti i
mali della società possano essere curati dal solo governo. La nostra
celebrazione dell’iniziativa e dell’impresa; il nostro insistere sul
duro lavoro e sulla responsabilità personale, sono costanti nel nostro
carattere.
Ma noi abbiamo sempre capito che quando i tempi cambiano, anche noi
dobbiamo cambiare; la fedeltà nei nostri principi fondativi richiede
nuove risposte a nuove sfide; preservare le nostre libertà individuali,
in definitiva, richiede un’azione collettiva. Per le persone americane
non si possono più affrontare le sfide del mondo d’oggi agendo da soli
come i soldati americani avrebbero potuto affrontare le forze del
fascismo o del comunismo con moschetti e milizie. Nessuna singola
persona può formare tutte le insegnanti di matematica e scienze di cui
noi avremo bisogno per educare i nostri figli per il futuro, per
costruire le strade le reti e i laboratori di ricerca che porteranno
nuovi posti di lavoro e business alle nostre terre. Adesso, più che mai,
noi dobbiamo fare queste cose assieme, come una sola nazione, e come
un’unica persona.
Questa generazione di americani è stata testata dalla crisi che ha
offuscato le nostre convinzioni e provato la nostra resistenza. Dieci
anni di guerra stanno ora terminando. Una ripresa economica è
cominciata. Le possibilità dell’America sono senza fine, noi abbiamo
tutte le qualità che questo mondo senza confini richiede: giovinezza ed
impulso, diversità e accoglienza, un’infinita capacità di rischiare e di
sapersi reinventare. Miei cari concittadini americani, noi siamo fatti
per questo momento, e noi lo supereremo – e lo supereremo insieme.
Il popolo capisce che il nostro paese non può avere successo quando
una stringente minoranza ha di più e un numero crescente di persone ce
la fa appena. Noi crediamo che la prosperità dell’America debba stare
sulle ampie spalle di una crescente classe media. Noi sappiamo che
l’America cresce quando ogni persona può trovare indipendenza e orgoglio
per il proprio lavoro; quando gli stipendi dei lavoratori onesti
liberano le famiglie dal ciglio del disagio. Noi siamo sinceri col
nostro credo quando una bambina nata nella più cupa povertà ha le stesse
possibilità di aver successo di qualsiasi altra, perché lei è
americana, lei è libera, lei è eguale, non solo agli occhi di Dio ma
anche ai nostri.
Noi comprendiamo che i soliti programmi sono inadeguati ai bisogni di
oggi. Noi dobbiamo sfruttare nuove idee e tecnologie per rifondare il
nostro governo, rimodernare il nostro fisco, riformare le nostre scuole,
e dare ai nostri cittadini quelle competenze di cui hanno bisogno per
lavorare di più, imparare di più e raggiungere il punto più alto. Mentre
i mezzi cambieranno, i nostri sforzi saranno duraturi: una nazione che
salvaguardi gli sforzi e la determinazione di ogni singolo americano.
Questo è ciò che questo momento richiede. Questo è ciò che darà reale
significato alla nostra filosofia.
Noi continuiamo a credere che ogni cittadino abbia bisogno di una
misura basica di dignità e sicurezza. Noi dobbiamo fare le più difficili
scelte per ridurre il costo dell’assistenza sanitaria e la misura del
nostro deficit. Ma noi rifiutiamo la convinzione per cui l’America deve
scegliere tra l’attenzione per la generazione che sta costruendo questo
paese e gli investimenti per la generazione che costruirà il suo futuro.
Noi ricordiamo le lezioni del nostro passato, quando gli anni del
crepuscolo vennero spesi in povertà, e i genitori dei bambini con
disabilità non avevano nessuno a cui appellarsi. Noi riconosciamo che
non importa quanto responsabilmente noi viviamo le nostre vite, ognuno
di noi, in qualsiasi momento, può affrontare la disoccupazione, o
un’improvvisa malattia, o una casa portata via da un terribile uragano.
Gli impegni che noi assumiamo – attraverso Medicare, e Medicaid, e la
Sicurezza sociale – queste cose non minano la nostra iniziativa. Esse la
rafforzano. Non fanno di noi una nazione di acquirenti. Esse ci rendono
liberi di rischiare per far diventare questo paese grande.
Noi, crediamo che i nostri compiti come americani non sono validi
sono per noi, ma per tutte le future generazioni. Noi risponderemo alla
sfida del cambiamento climatico, sapendo che un fallimento non potrà che
tradire i nostri figli. Qualcuno potrà rinnegare il travolgente
giudizio della scienza, ma nessuno potrà abolire il devastante impatto
di furiosi incendi, della siccità paralizzante o di altri forti uragani.
La strada verso fonti di energia sostenibile sarà lunga e talvolta
difficile. Ma l’America non può opporsi a questo cambiamento; noi
dobbiamo condurlo. Noi non possiamo cedere ad altre nazioni la
tecnologia che darà forza a nuovo lavoro e nuove industrie – noi
dobbiamo rivendicare questa promessa. Sarà così che noi manterremo la
nostra vitalità economica e il nostro patrimonio nazionale – le nostre
foreste e le nostre vie d’acqua; i nostri terreni agricoli e le nostre
montagne innevate. Sarà così che preserveremo il nostro pianeta, portato
alla nostra salute da Dio. Così daremo significato al credo che una
volta dichiararono i nostri padri.
Noi crediamo ancora che una sicurezza e una pace durature non
richiedano guerre perpetue. I nostri uomini e le nostre donne coraggiosi
in uniforme, temperati dalle fiamme della battaglia, sono
impareggiabili per abilità e coraggio. I nostri cittadini affetti dalla
memoria di quelli che abbiamo perso, conoscono troppo bene il prezzo che
è si paga per la libertà. La conoscenza del loro sacrificio ci terrà
per sempre vigili contro coloro che ci vorranno danneggiare. Ma noi
siamo anche eredi di coloro che vinsero la pace e non solo la guerra,
coloro che si trasformarono da giurati nemici nei più sicuri amici, noi
oggi dobbiamo ricordare anche queste lezioni.
Noi difenderemo la nostra gente e sosterremo i nostri valori attraverso la forza e le regole della legge
. Noi
mostreremo il coraggio per provare a risolvere le nostre divergenze con
le altre nazioni pacificamente – non perché noi siamo ingenui nei
confronti del pericolo che affrontiamo, ma perché gli accordi possono
eliminare sospetto e paura più a lungo. Gli Stati Uniti rimarranno
l’ancora delle forti alleanze in ogni angolo del pianeta; e noi
rinnoveremo quelle istituzioni che estendono la nostra capacità di
gestire le crisi all’estero; nessuno ha più grande interesse a mantenere
un mondo pacifico che la sua più grande nazione. Noi supporteremo la
democrazia dall’Africa all’Asia; dalle Americhe al Medio Oriente perché
il nostro interesse e la nostra coscienza ci obbligano ad agire affianco
a coloro che ricercano la libertà. E noi dobbiamo essere risorsa di
speranza per i poveri, gli ammalati, i marginalizzati le vittime del
pregiudizio – non per mera carità, ma perché la pace oggi richiede la
costante avanzata di quei principi che il nostro comune credo descrive:
tolleranza ed opportunità; dignità umana e giustizia.
Noi dichiariamo oggi che la più evidente delle verità – che tutti gli
uomini sono creati uguali – è ancora la stella che ci guida; proprio
come essa guidò i nostri antenati attraverso le cascate Seneca, e Selma,
e Stonewall; proprio come essa guidò tutti quegli uomini e quelle
donne, celebrati e non, che lasciarono le impronte presso il grande
Mall, per sentire il predicatore dire che noi non possiamo camminare
soli. Per sentire un Re proclamare che la nostra libertà individuale è
inestricabilmente legata a quella di ogni anima sulla Terra.
È ora compito della nostra generazione portare avanti ciò che i
nostri padri iniziarono. Il nostro viaggio non sarà completo finché le
nostre mogli, le nostre madri, e le nostre figlie non riusciranno a
ottenere una vita pari ai loro sforzi. Il nostro compito non sarà
ultimato finché i nostri fratelli e sorelle gay saranno trattati come
qualsiasi altro sotto la legge – se noi siamo veramente stati creati
uguali, poi sicuramente anche l’amore verso gli altri sarà equo. Il
nostro compito non sarà completo finché nessun cittadino sarà forzato ad
attendere per ore di poter esercitare il diritto di voto. Il nostro
compito non sarà completo finché non troveremo un miglior modo per
accogliere l’impegno di immigranti senza speranza che continuano a
vedere l’America come terra di opportunità; finché brillanti giovani
studenti ed ingegneri saranno arruolati nella nostra forza lavoro invece
di essere espulsi dal nostro paese. Il nostro compito non sarà
completato finché tutti i nostri bambini, dalle strade di Detroit alle
colline dell’Appalachia ai tranquilli vicoli di Newtown, consci che essi
siano curati e amati, saranno sempre al sicuro dal male.
Questo è il compito della nostra generazione – rendere queste parole,
questi diritti, questi valori – di vita, di libertà e di ricerca della
felicità – reali per ogni americano. Essenre fedeli ai nostri documenti
fondanti non richiede che noi siamo d’accordo su ogni aspetto della
vita; non significa che noi tutti definiremo la libertà nello stesso
modo, o che seguiremo lo stesso preciso sentiero per la felicità. Il
progresso non ci obbliga a liquidare dibattiti centenari riguardo il
ruolo del governo per sempre – ma esso ci richiede di agire ora.
Ora le decisioni stanno a noi, non possiamo permetterci ritardi. Noi
non possiamo scambiare l’assolutismo per principio, o sostituire lo
spettacolo con la politica, o trattare gli insulti come ragionevole
dibattito. Dobbiamo agire, sapendo che il nostro lavoro sarà imperfetto.
Dobbiamo agire sapendo che le vittorie di oggi saranno solamente
parziali, e che sarà compito di quelle persone che staranno qui per
quattro anni, e quarant’anni, e quattrocento anni far avanzare lo
spirito infinito un tempo conferito a noi in una libera sala di
Philadelphia.
Miei cari americani il giuramento che ho svolto davanti a voi oggi,
come quello recitato da altri che hanno servito in questo Campidoglio, è
un discorso a Dio e alla nazione, non di parte o fazioso – e noi lo
eseguiremo fedelmente durante il periodo del nostro mandato. Ma le
parole che ho pronunciato oggi non sono molto diverse dal giuramento che
è ripetuto ogni volta da un soldato che si arruola per dovere o da un
immigrato che realizza il suo sogno. Il mio giuramento non è così
diverso dall’impegno che noi tutti facciamo alla bandiera che sventola
qui sopra e che riempie i nostri cuori di orgoglio.
Queste sono parole dei cittadini, e rappresentano la nostra più grande speranza.
Voi ed io, come cittadini, abbiamo il potere di definire il corso di questa nazione.
Voi ed io, come cittadini, abbiamo l’obbligo di plasmare i dibattiti
del nostro tempo – non solo con i voti che otteniamo, ma con le voci che
sentiamo in difesa dei nostri più antichi valori e ideali duraturi.
Che ciascuno di noi ora abbracci, con solenne dovere e incredibile
gioia, quella che è la nostra primogenitura. Con comune sforzo e comune
proposta, con passione e dedizione, permettici di rispondere alla
chiamata della storia, e di portare in un incerto futuro quella preziosa
luce della libertà.
Grazie, Dio vi benedica, e possa lui per sempre benedire questi Stati Uniti D’America.