"La coscienza nomade è affine a ciò che Foucault chiama contromemoria ; è una forma di resistenza all'assimilazione o all'omologazione alle modalità dominanti di rappresentazione dell'io (...) Il tempo del nomade è l'imperfetto: è attivo, continuo. Il nomade percorre la sua traiettoria a velocità controllata. Parla di transizioni e di paesaggi senza distinzioni predeterminate. Non rimpiange patrie perdute. Il nomade intrattiene un rapporto di attaccamento transitorio e di frequentazione ciclica con la terra. Antitesi del contadino, il nomade raccoglie, miete scambia ma non sfrutta." (Rosi Braidotti, Nuovi soggetti nomadi, 2014)