Forse è presto per fare un bilancio della presidenza Obama, tuttavia su un punto si può concordare. La promessa di ridurre le differenze sociali ridando fiato alla stremata classe media americana, è fallita. La colpa in larga parte non è del presidente ma del sistema. Il presidenzialismo americano è dualistico, funziona se esecutivo e congresso, spesso appartenenti a maggioranze diverse, collaborano. Cosa che non avviene più da quando (anni '80) uno degli attori, il partito repubblicano, è dominato dagli estremisti alla Paul Ryan o Rand Paul. Il risultato è la paralisi oppure la necessità di pesanti concessioni del presidente alle opposizioni tali da vanificare il suo programma. E' quanto accaduto ad Obama nel 2012 allorché ha prorogato i tagli fiscali per i ricchi decisi da Bush avvalorando nei fatti il falso assunto reaganiano che meno tasse per i più abbienti significano più benefici per tutti. Niente di più falso. Oggi l'1% degli americani ricchi si porta a casa una fetta di reddito nazionale pari a quella del 1928. Erano loro i destinatari degli 858 miliardi di dollari tagliati alle tasse frutto dell'accordo 2012. Soldi che in larga parte hanno preso la strada dell'estero senza nessun vantaggio per l'economia statunitense. Se l'America è uscita dalla crisi lo si deve alla montagna di soldi messi dalla Fed nel sistema, non certo ai tagli delle tasse. Come per il primo Reagan e il primo Clinton che aumentarono le tasse (nell'82 e nel '93) per poi raccogliere i benefici di una lunga fase di crescita.
Anche sulla riforma sanitaria molte nubi: una ricerca indipendente condotta da una commissione del Congresso (Cbo, Congressional budget office guidata da Paul Ryan, ma i cui componenti sono anche democratici) dimostra che il meccanismo che impone l'obbligo per i datori di lavoro di acquistare una polizza sanitaria per i loro dipendenti rischia di diventare un feroce killer per il full time. Poiché l'obbligo scatta solo dopo un certo numero di ore lavorate, gli imprenditori saranno incentivati a trasformare i vecchi contratti in part time e ad utilizzare in prevalenza quest'ultima tipologia. In un decennio si perderanno due milioni di posti di lavoro e 500.000 full time saranno trasformati in tempo parziale. In questo caso, naturalmente, il presidenzialismo malato non c'entra nulla.