Come avevamo documentato in un pezzo di alcuni giorni fa, la cultura a Roma rimane nella palude. Non solo il taglio di 15 milioni nel bilancio 2014, ma assenza totale di progettualità. I bandi per la presentazione dei progetti non sono ancora usciti, il che la dice lunga sulla qualità delle iniziative che si andranno a realizzare. In queste condizioni chiamarla estate romana suona come un insulto alla memoria del suo inventore. Il punto è che non si fa cultura con personaggi pallidi come l'attuale assessora. Servono competenze e visione, coraggio e sguardo aperto al mondo. Trattasi di cosa seria, che rende il volto, l'identità di una città, come fu ai tempi di Nicolini. Tutto il contrario dell'adagio tremontiano secondo cui con la cultura non si mangia. D'altra parte, perché investire in cultura a Roma ? Molto meglio tenersi Atac e Ama così come sono, non tagliare le consulenze nelle partecipate (in questi giorni le cronache ne parlano a proposito di Risorse per Roma), per poi piangere sul dissesto finanziario ereditato.
giovedì 1 maggio 2014
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